Il Dipartimento di Giustizia Usa ha proposto all’istituto tedesco di pagare 14 mld di dollari per chiudere l’indagine sui mutui subprime. DB ha detto di non voler pagare una tale somma, per gli analisti patteggerà 2/3 mld di dollari. Il titolo esce dalla lista dei titoli bancari europei preferiti da Kepler: “l’incertezza peserà sul prezzo dell’azione”. S&P mantiene i rating invariati
Il titolo Deutsche Bank crolla alla borsa di Francoforte del 6,91% a quota 12,2 euro dopo la spada di Damocle arrivata ieri dagli Stati Uniti. Il Dipartimento di Giustizia Usa, infatti, ha proposto all’istituto tedesco di pagare 14 miliardi di dollari per chiudere l’indagine di alto profilo sui mutui subprime, patteggiamento questo che rischia di diventare la multa più onerosa chiesta a una grande banca per chiudere il capitolo della grande crisi culminata con il fallimento di Lehman Brothers esattamente il 15 settembre di otto anni fa.
A riferirlo il Wall Street Journal che, citando fonti anonime, ha sottolineato come la richiesta delle autorità sia comunque preliminare e potrebbe essere modificata durante le negoziazioni in corso tra i funzionari del Dipartimento e i legali della banca teutonica. Pronta la risposta del colosso bancario tedesco che, confermando l’effettiva esistenza di negoziati tra le due parti in causa e la richiesta da parte dell’organo Usa di presentare una controproposta, ha dichiarato di non avere “intenzione di pagare questo potenziale risarcimento civile per una cifra così alta” e di aspettarsi che al termine delle trattative la cifra sarà “inferiore”.
D’altronde, un pagamento di simile entità rischierebbe di mettere a dura prova un conto economico già in sofferenza e pertanto l’esito delle trattative è estremamente incerto. Al momento non è neanche chiaro quanto dei 14 miliardi sia in contanti e quanto sotto forma di misure a favore dei consumatori, né tantomeno la struttura della proposta avanzata dal DoJ. Ad ogni modo, la casistica sembra favorire Deutsche Bank , con Washington che già in passato ha messo sul tavolo poste molto alte per poi ridimensionarle in corso d’opera. Si guardi, ad esempio, alle circostanze che hanno visto coinvolte JP Morgan e Bank of America, alle quali era stato chiesto all’inizio un importo di 20 miliardi di dollari per poi arrivare a un compromesso di, rispettivamente, 13 e 17 miliardi.