La banca centrale svizzera nel 2015 ha riportato la più alta perdita di sempre. È l’effetto collaterale della decisione di un anno fa di porre fine alla politica di controllo del tasso di cambio. La perdita di 23 miliardi di dollari mette in luce le sfide fronteggiate dalle banche centrali che cercano di sostenere le proprie economie e di proteggersi dal rischio di deflazione con l’acquisto di bond e altri asset o mediante l’intervento sui mercati delle valute.
Durante il 2015 la Banca nazionale svizzera ha svolto un ruolo attivo nel mercato dei cambi con lo scopo di indebolire il franco in seguito all’aumento di valore sull’euro registrato quando lo scorso gennaio la Bns ha posto fine al cap. L’istituto precisa che l’abbandono di questa politica, imposta nel settembre del 2011, è stata una scelta obbligata dalla considerevole spesa necessaria per continuare a difenderla.
Il conseguente rialzo del franco ha eroso il valore dell’ingente disponibilità in valuta estera accumulata nei tre anni di cap. In dicembre, le riserve in valuta estera erano pari a 560 miliardi di franchi, ovvero quasi il 90% del pil del Paese.
“Era attesa una grande perdita e non è una sorpresa data la volatilità dei tassi di cambio nel corso dell’ultimo anno”, ha commentato Karsten Junius, chief economist presso J. Safra Sarasin. “Tuttavia simili perdite premono sulle banche centrali che hanno bisogno del sostegno dell’opinione pubblica per mantenere la propria indipendenza”.
In pratica, per Alexander Kock di Raiffeisen Schweiz, il disavanzo non influisce sulla capacità della Bns di condurre la politica monetaria. Le banche centrali sono diverse dalle istituzioni finanziarie commerciali perché possono stampare denaro, il che significa che possono operare efficacemente che guadagnino o perdano denaro. “È più una questione di fiducia”, ha concluso.
“Alla gente non piace che gli istituti centrali riportino delle perdite, visto che potrebbero dover essere ricapitalizzati dai governi”, ha aggiunto Junius. “Questo risultato dovrebbe indurre il presidente a essere più cauto circa l’intervento sui mercati in futuro”.
Si tratta della maggiore perdita dalla fondazione che risale al 1907 e peserà sull’istituto di Zurigo, che è finito nel mirino degli industriali preoccupati che la solidità della moneta stia danneggiando le esportazioni, ora più costose nella vicina zona euro.
Inoltre, si tratta di una cartina tornasole delle importanti dimensioni del bilancio della banca centrale e della natura volatile dei mercati valutari. Altre banche centrali, come la Federal Reserve, hanno acquistato grandi quantità di obbligazioni ma nella propria moneta. La Fed, ad esempio, ha riportato grandi profitti negli ultimi anni e ha reso al Tesoro quasi 100 milioni di dollari di utili nel 2014.
Il franco, che al momento l’euro tratta intorno a 1,087 franchi, è stato particolarmente popolare tra gli investitori in cerca di un bene rifugio. Al momento, però, l’euro si è indebolito a seguito dell’ingente escalation di acquisto di bond promossa dalla Bce per stimolare l’economia agonizzante dell’Europa e incoraggiare l’inflazione.
Pertanto, la Bns prevede perdite per circa 20 miliardi di franchi in relazione alle posizioni in valuta estera, riflettendo in larga misura un calo nel valore delle consistenze in euro. La moneta unica, che si è svalutata dal livello di 1,20 franchi precedente all’eliminazione del cap e attualmente oscilla intorno a 1,09, costituisce gran parte degli investimenti in valuta estera della Bns. Alla fine di settembre, rappresentava il 42% degli investimenti in valuta estera, seguita dal dollaro al 33%.
In aggiunta, sebbene la banca abbia realizzato un utile di 1 miliardo di franchi dall’aumento di valore del franco svizzero di cui è titolare, la banca centrale svizzera prevede una minusvalenza da valutazione di 4 miliardi di franchi in relazione alle riserve auree.
L’istituto, che ha in calendario per il 4 marzo la presentazione di cifre dettagliate in merito alla performance del 2015, ha informato che impiegherà le riserve per pagare un dividendo di 15 franchi per azione ai suoi azionisti. Inoltre ha specificato che non cancellerà la distribuzione del proprio utile ordinario di 1 miliardo di franchi al governo svizzero e ai 26 cantoni.