Nonostante un possibile rallentamento della Cina, i paesi emergenti dovrebbero avvantaggiarsi dell’accelerazioni dell’India e del recupero di Russia e Brasile.
Se anche la Cina dovesse rallentare un po’, la crescita dei paesi emergenti dovrebbe tendere ad un generale miglioramento verso il 2017 grazie al forte impulso dell’India e alla ripresa dalla recessione in Russia e Brasile.
Lo segnala Craig Botham, Emerging Markets Economist di Schroders, secondo il quale l’India è proiettata a fare da traino. Nel paese, infatti, dopo un decennio di attesa, è stata approvata una legge che spiana la strada all’introduzione di una tassa unificata su beni e servizi.
“Questa tassa unificata dovrebbe rimuovere un’ampia gamma di distorsioni e inefficienze, favorire gli investimenti, la crescita e il gettito fiscale nel medio-lungo termine. L’approvazione della legislazione è positiva per il sentiment e l’India ha molto bisogno di un’iniezione di fiducia negli investimenti” spiega Craig Botham, secondo il quale è probabile che la Banca Centrale modifichi l’orientamento dopo il cambio al vertice del governatore Rajan.
Per Craig Botham, il successore dovrebbe essere più accomodante, il che potrebbe implicare tagli dei tassi o l’approvazione dell’utilizzo controverso delle riserve bancarie per la ricapitalizzazione degli istituti di credito in difficoltà.
Passando al Brasile, gli ultimi dati macro indicano una certa ripresa (i PMI hanno invertito la rotta e anche la produzione industriale e le vendite al dettaglio hanno interrotto i trend di rallentamento), sebbene saranno necessari alcuni trimestri prima di registrare una crescita positiva. Per quanto riguarda invece la Russia, l’outlook è quello di una ripresa graduale.
“Ci aspettiamo una crescita positiva su base annuale entro il quarto trimestre e una performance complessiva positiva, anche se tenue, per il 2017. Il peggio legato al calo dei prezzi del petrolio è passato, ma l’economia russa deve risolvere alcuni squilibri strutturali se vuole tornare a crescere in un mondo dove il petrolio costa meno” sottolinea Craig Botham, che poi conclude la sua analisi parlando della Cina: “Il PIL nel secondo trimestre è rimasto invariato al 6,7% su base annua e questo suggerisce che gli stimoli delle Autorità di Pechino hanno sostenuto la crescita con successo. Tuttavia, gli investimenti immobiliari hanno rallentato parecchio a giugno e sono diminuiti ulteriormente a luglio. In generale gli investimenti si sono indeboliti notevolmente. Riteniamo, però, che un atterraggio brusco sia improbabile nei prossimi sei mesi, mentre tendiamo a essere meno positivi in un orizzonte di tre anni”.