La manovra finanziaria per la legge di stabilità per il 2018, che l’Italia dovrà presentare alla Commissione europea entro il prossimo 15 ottobre, si baserà su una riduzione del deficit strutturale dello 0,3%. “Non è più controverso, ci sarà una riduzione dello 0,3% strutturale”, hanno affermato fonti qualificate italiane a Bruxelles, aggiungendo che con la Commmissione si sta lavorando sui margini di discrezionalità.
Intanto, il capo della segreteria tecnica del Mef, Fabrizio Pagani, si è detto personalmente convinto che nel 2017 la crescita del pil italiano sarà migliore dell’1,5%. “Possiamo fare meglio dell’1,5% quest’anno. Questa non è la posizione ufficiale del ministero ma la mia idea personale”, ha detto Pagani nel suo intervento all’Italian Equity Week di Borsa Italiana.
La nota di aggiornamento al Def, con la quale il governo aggiornerà il quadro macroeconomico e di finanza pubblica, è attesa entro il 27 settembre, ma sarà diffusa in anticipo di qualche giorno. Secondo quanto riportato da Reuters, che ha citato fonti governative, il ministero dell’Economia vede il pil in accelerazione a +1,4/1,5% sia nel 2017 sia nel 2018 e il deficit a 1,7-1,8%. Le ultime stime ufficiali risalgono ad aprile in occasione del Def e proiettavano una crescita dell’1,1% nel 2017 e dell’1,0% nel 2018.
“Per il 2018 il Tesoro vede il pil tendenziale, che tiene ancora conto delle clausola di salvaguardia, al +1,4%. Il pil programmatico, al netto dell’effetto recessivo della clausola, sarà leggermente più alto, attorno a +1,5%”, ha detto la fonte, che ha poi aggiunto che il consiglio dei ministri dovrebbe riunirsi mercoledì 20 settembre.
Le nuove previsioni faranno da cornice alla legge di Bilancio, il cui piatto forte sarà costituito dalla decontribuzione dei nuovi assunti a tempo indeterminato. “L’effetto di trascinamento della maggiore crescita 2017 e la minore correzione dell’indebitamento fanno sì che per evitare l’aumento di Iva e accise previsto a gennaio bastino 0,3 punti percentuali di Pil”, ha osservato una delle due fonti. Le clausole di salvaguardia, dopo l’aggiustamento dei conti della scorsa primavera, avranno quindi per il 2018 un valore residuo leggermente inferiore a 15 miliardi.