Mario Draghi accelera sull’estensione del quantitative easing. E davanti al Parlamento europeo conferma quanto anticipato la scorsa settimana aMilano durante l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Cattolica: “Al nostro incontro di dicembre riesamineremo il livello della nostra politica monetaria accomodante”.
Nel suo incontro mensile con gli europarlamentare, il presidente della Bce ha spiegato che verranno monitorati “da vicino i rischi alla stabilità dei prezzi e valuteremo la forza e la persistenza dei fattori che stanno rallentando il ritorno dell’inflazione a a livelli vicini al 2%” e, aggiunge, “se la stabilità dei prezzi è a rischio agiremo usando tutti gli strumenti disponibili entro il nostro mandato”.
A questo punto un intervento pare scontato, soprattutto dopo i dati arrivati dalla Francia e la Germania dove i prezzi al consumo sono cresciuti rispettivamento dello 0,1% e dello 0,3%, ancora lontani dal target indicato dalla Bce: “La normalizzazione dell’inflazione – ha detto Draghi – è più lunga del previsto”. Tra le cause indicate c’è il calo del prezzo del petrolio e l’euro forte: una stretta monetaria negli Usa contestuale a un allentamento in Europa, potrebbe far scivolare rapidamente la moneta unica.
Il programma di acquisto degli asset è “considerato particolarmente flessibile e potente” e “abbiamo sempre detto che può andare oltre settembre 2016 nel caso non vedessimo un aggiustamento sostenuto nel cammino dell’inflazione”, ha spiegato Draghi. Ma “altri strumenti possono essere attivati per rafforzare l’impatto del programma, se necessario”
Parlando più in generale della situazione economica dell’Eurozona il numero uno dell’Eurotower ha ribadito che la “ripresa prosegue moderatamente, ma più forte del passato”, ma “i rischi al ribasso da crescita e commercio globali sono chiaramente visibili”. Secondo Draghi, “finora l’attività economica nella zona euro ha dimostrato un certo grado di resilienza verso le influenze esterne che tendono a indebolire la domanda. Mentre la domanda esterna è receduta, gli export dell’Eurozona sono aumentati. Il costo più basso dell’energia e la nostra politica monetaria stanno sostenendo i consumi e la creazione di nuovo capitale”. Draghi ha quindi lanciato una stoccata alle banche europee: “Se non funzionano, abbassare i tassi è inutile”.
Brexit. Il presidente della Bce ha parlato anche della possibile uscita della Gran Bretagna dall’Unione
europea: “Siamo ad uno stadio molto precoce, è un processo molto complicato” e “dobbiamo tenere due obiettivi in mente: la moneta unica e il mercato unico. Sono due straordinarie conquiste, e tutto dipenderà dall’interazione di esse”