Merito dello scivolone della sterlina in seguito alle indiscrezioni secondo cui il primo ministro britannico, Theresa May, è pronta a rinviare il voto del Parlamento sull’accordo di uscita dall’Ue in calendario domani. Pesano sui mercati anche le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. Resistono alle vendite solo le utility.
Il caos Brexit e le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina continuano a pesare sulle borse europee. Con Wall Street che dovrebbe aprire debole solo Londra (+0,17%) è positiva grazie allo scivolone della sterlina in seguito alle indiscrezioni secondo cui il primo ministro britannico, Theresa May, è pronta a rinviare il voto del Parlamento sull’accordo di uscita dall’Ue in calendario domani. La valuta britannica è ai minimi dall’estate scorsa nei confronti di dollaro (a 1,2608) ed euro (a 0,9035). Mentre il cambio euro/dollaro va sotto 1,14 a 1,1395.
Molti Tories vogliono che Theresa May rinegozi l’intesa. Nel weekend May ha parlato con vari leader tra cui il presidente della Ue, Donald Tusk, e la cancelliera tedesca, Angela Merkel, alimentando le ipotesi che stesse cercando di apportare modifiche dell’ultimo minuto all’intesa. Il leader laburista all’opposizione, Jeremy Corbyn, ha dichiarato che ritardare il voto è un “passo disperato”.
“Sappiamo da almeno due settimane che il pessimo affare di Theresa May sarebbe stato respinto dal parlamento perché è dannoso per la Gran Bretagna”, ha detto. “Ma lei è andata avanti quando avrebbe dovuto tornare a Bruxelles per rinegoziare o indire un’elezione in modo che la gente possa eleggere un nuovo governo in grado di farlo”. La notizia del probabile rivio del voto arriva nello stesso giorno in cui la Corte europea di giustizia ha stabilito che la Gran Bretagna può di diritto annullare la Brexit in maniera unilaterale senza il consenso di tutti gli Stati Membri.
Ferma, tuttavia, la risposta da Bruxelles: “c’è un accordo sul tavolo, delle negoziazioni e pertanto non verrà rivista la posizione dell’Unione europea sull’uscita del Regno Unito. Come ha anche affermato il presidente Juncker, non abbiamo intenzione di rinegoziare la nostra posizione. La deadline dell’uscita della Gran Bretagna rimane il 29 marzo dell’anno prossimo”, ha riferito un portavoce della Commissione europea.
In rosso il Dax (-0,64%), il Cac40 (-0,56%) e l’Ibex (-0,87%) dopo che, tra l’altro, nel fine settimana il responsabile Usa per il Commercio, Robert Lighthizer, ha dichiarato che la scadenza del primo marzo per un’intesa Usa-Cina rappresenta un termine impegnativo anche se ha escluso influenze sul negoziato derivanti dal caso Huawei. Anche l’indice Ftse Mib di Piazza Affari arretra dello 0,64% a quota 18.621 punti, mentre lo spread Btp/Bund scambia a 284,2 punti base.
Sul listino milanese è in netto calo Mediaset (-5%), piegata dal taglio di raccomandazione da neutral a underwieght di JP Morgan. Giù lusso, petroliferi e i gruppi industriali come Cnh Industrial (-2,05%), STMicroelectronics (-1,71%), Leonardo (-1,51%) vista la sua esposizione al Regno Unito. Non Prysmian (+0,46%) di cui Banca Imi ha tagliato il target price da 26,6 a 22,2 euro, ma ha confermato il rating buy. Più deboli i bancari: Intesa Sanpaolo cede lo 0,24%, Unicredit lo 0,77%, Banco Bpm lo 0,07%, Ubi lo 0,87% e Bper lo 0,72%. Tengono le utility: Enel (+1,03%), A2a (+0,6%), Snam (+0,38%) e Terna (-0,06%).