Secondo il padronato elvetico Economisuisse, il Paese potrebbe trasformarsi in un popolo di mantenuti qualora passasse il referendum per assicurare a tutti un introito mensile di 2.500 franchi. Per lo stato svizzero sarebbe un salasso di 190 miliardi l’anno

LUGANO – La Svizzera sta per trasformarsi in un popolo di casalinghe e casalinghi? Secondo Economisuisse, il padronato elvetico, il rischio è concreto nel caso in cui, il prossimo 5 giugno, i cittadini accettassero, in referendum, l’iniziativa che rivendica un reddito di base incondizionato per tutti di 2500 franchi mensili. Ovvero di poco più di 2000 euro. Ne beneficerebbero, pur con una cifra decisamente inferiore, che ammonterebbe, comunque, a una somma superiore ai 500 euro, anche i bambini.

Per l’economia svizzera il reddito di base incondizionato comporterebbe un salasso di circa 190 miliardi di euro all’anno, ovvero di quasi un terzo del PIL nazionale. Il timore di un salto nel vuoto, dalle conseguenze incontrollabili, ha fatto si che, durante il dibattito in Parlamento, solo una minoranza di deputati della sinistra abbia appoggiato la proposta. “Questa iniziativa- ha tuonato il parlamentare liberale, Giovanni Merlini -rischia di favorire la diffusione di una mentalità assistenziale fatalista”. “Non è così -ha replicato la deputata socialista di origine italiana, Ada Marra -questa è la sola uscita possibile al vicolo cieco rappresentato dal capitalismo”.

A poco più di due settimane dal voto scende in campo, in modo deciso, il padronato, per il quale “la mentalità assistenziale fatalista”, evocata da Merlini, indurrebbe parecchi cittadini, soprattutto quelli con un impiego a tempo parziale, a smettere di lavorare, per poter svolgere, in santa pace, le faccende domestiche. “Molti- ha dichiarato Steffan Vannoni, rappresentante dell’associazione degli imprenditori -sapendo di avere 2500 franchi mensili garantiti, si chiederebbero se valga la pena alzarsi tutte le mattine alle sette, o non sia meglio rimanere a casa”. “Tutte stupidaggini, i soldi ci sono”,

 

un’altra forma di finanziamento, sarebbe costituita da un’imposta sul reddito nazionale, percepita alla fonte”. “In realtà- conclude Rossi -il meccanismo consentirebbe di ridurre lo scarto tra i redditi alti e quelli bassi, finanziando oltretutto i consumi”.