L’Europa è da tempo impegnata in una vera e propria lotta alla dipendenza dal settore bancario e, nello stesso tempo, al rafforzamento di un pilastro dell’economia continentale, pilastro al quale l’intera società del Vecchio Continente si è appoggiata da tempo in maniera troppo dipendente favorendo perciò quel legame insano e pericoloso che la Bce e i vertici europei stanno tentando di sciogliere a tutti i costi.
Banche ed economia: troppa dipendenza
Anche perché è stata proprio l’interdipendenza tra Banche ed Economia reale a favorire il peggioramento e soprattutto l’incancrenirsi della crisi che stiamo vivendo ormai da quasi 10 anni e che non sta dando se non pochi accenni di debolezza: i forti colpi datigli dalle misure di stimolo delle varie strategie create dalla Bce hanno potuto molto poco a quanto pare visto che nemmeno un Quantitative Easing potenziato sta facendo invertire la rotta di un’inflazione congelata e di una deflazione sempre più tenace. Per quanto si debba aspettare ancora i tempi tecnici, almeno a detta di Draghi. Il quale, a sua volta non perde occasione per avvertire di una situazione dell’economia europea che resta ancora fragile ed esposta ai vari rischi presenti sul panorama mondiale oltre a quelli già presenti (e più volte ripetuti) all’interno non solo dell’eurozona, contrassegnata da dislivelli interni e da mancanza di coesione e riforme, ma dell’intera Unione Europea. Una Unione che a sua volta può lamentare gli stessi problemi, cui va però aggiunta la tensione politica derivante dalla possibile uscita della Gran Bretagna decretata (forse) dal referendum indetto il 23 giugno.
In attesa della Bce
E mentre l’attenzione dei mercati si concentra su giovedì quando ci sarà la consueta conferenza stampa della Bce durante la quale verranno comunicate le ultime decisioni riguardanti la politica monetaria, da Ubs arrivano le dichiarazioni del presidente Axel Weber secondo cui un consolidamento nel settorebancario europeo sara inevitabile, il che presuppora che nonostantegli sforzi dei governiper sostenere e salvare alcuni degli attori piu piccoli, i giocatori piu deboli del settore saranno destinati comunque a scomparire. Una selezione naturale che coinvolgera tutti i paesi del Continente.
“Le banche meno redditizie si troveranno ad affrontare la sfida del controllo sulla loro redditività, una sfida continua anche a prescindere dalle varie soluzioni nazionali offerte dai singoli governi”
Quello del settore creditizio è una situazione particolarmente delicata avvertita dai mercati già da inizio anno quando proprio i titoli bancari europei hanno dovuto registrare un calo dovuto alle preoccupazioni che la già latente redditività venisse messa a rischio dalla politica dei tassi bassi promossa dalla Bce e che, a quanto pare, sarà portata avanti ancora per lungo tempo. Un veleno per le entrate degli istituti i quali, proprio questa settimana, hanno trovato un alleato nella figura del ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble il quale, ha sottolineato che la politica accomodante non sta facendo altro che ledere gli interessi dei risparmiatori e delle banche.
La strategia migliore
Tornando alle parole di Alex Weber il presidente di Ubs sottolinea come quello che si andrà presto a verificare sarà una vera e propria migrazione di clienti dagli istituti più piccoli, in difficoltà, a quelli più forti, in cerca di maggiori sicurezze, aggiungendo che il consolidamento in atto è caratterizzato da un nuovo regolamento che ha reso difficile per le banche più grandi acquisire i rivali più piccoli, cosa che invece, secondo lui, dovrebbero essere stimolati a fare anche per integrarli eventualmente nelle proprie attività. Una soluzione che permetterebbe sia una diminuzione dei soggetti poco produttivi, sia la creazione di nuove sinergie, sia una base di clienti più vasta con conseguente maggiore redditività per tutti.